Sono un’insegnante della scuola media statale italiana.

Mi piace il mio lavoro e cerco di svolgerlo al meglio delle mie capacità. Insegno il valore e il senso dell’accoglienza, della solidarietà, del rispetto degli altri e di se stessi; non trasmetto verità assolute, ma educo al senso critico e all’ascolto dell’altro. Insegno l’importanza della coerenza, della dignità, della sincerità, dell’impegno e della fatica come condizioni necessarie per conseguire gli obiettivi che ognuno di noi si pone.

Ho imparato a essere un’insegnante “così”, lavorando sul campo, fianco a fianco con i miei Colleghi e i Presidi che ho avuto l’occasione di incontrare e che mi hanno aiutata a essere quella che sono.
Ancora adesso, dopo più di vent’anni, ogni giorno imparo qualcosa di nuovo e di bello dai miei alunni e dai miei colleghi perché la scuola italiana è davvero ricca.

Ricca di incontri, di diversità, di sfide.
Ricca perché è luogo di confronto, luogo in cui ci si esercita a pensare e a ragionare; ricca perché è occasione di pluralismo e ora anche di multiculturalismo; perché sviluppa la creatività e l’immaginazione, le capacità logiche e il pensiero critico contro ogni conformismo e pregiudizio.

Potrebbero apparire parole astratte, queste; in realtà si tratta, semplicemente, del nostro lavoro.
Un lavoro che ha a che fare con le persone e con i volti dei nostri ragazzi, con le loro emozioni, il loro desiderio di comunicare e le loro molteplici intelligenze; con l’attenzione alle caratteristiche e ai bisogni di ciascuno; con il delicato equilibrio tra libertà e rispetto dell’altro; e ha a che fare, naturalmente, con il sapere, che può assumere senso e significato solo nella relazione con l’altro e la sua diversità.

Ma è un lavoro che ha a che fare anche con la fatica del direttore d’orchestra. Lo ripeto spesso ai miei ragazzi: voi siete gli strumenti di un’orchestra, ognuno di voi ha un suono o un timbro diverso, tutti egualmente necessari perché possa essere composta una sinfonia. A volte però qualche “strumento” risulta un po’ scordato, altre volte non attacca all’unisono con gli altri, altre ancora non tiene il ritmo…ecco allora che la pazienza, l’ascolto, il riprovare infinite volte, da soli e poi di nuovo tutti insieme, l’aiutarsi e il farsi aiutare, il lavoro a piccoli gruppi, nuove strategie e il sostegno di altri insegnanti possono contribuire a ricomporre l’orchestra. Ma per tutto questo c’è bisogno di tempo e di risorse.

È per questo che noi insegnanti ci battiamo perché vengano mantenuti il tempo pieno e il tempo prolungato, che rischiano di essere visti come meri problemi di tipo economico, mentre per noi sono tempi pieni di vita in cui centrale è la condivisione con i bambini e le bambine e il rispetto dei loro tempi individuali.

La maggior parte di noi crede in questo lavoro e in questo modo di svolgerlo; per questo fa male essere oggetto della sistematica opera di denigrazione portata avanti in questi anni: dagli insegnanti fannulloni, alla “scoperta antropologica” degli insegnanti meridionali, dai cronici assenteisti agli incompetenti responsabili di una scuola additata come fabbrica di ignoranza e bullismo, fino all’accusa che gli insegnanti “inculcano idee diverse da quelle della famiglia”.

Al tempo stesso non riusciamo a capire come si possa decidere di “riformare” la scuola tagliando le ore di lezione. Non riusciamo a comprenderne l’efficacia didattica perché in realtà non c’è. Non riusciamo neppure a capire come si possa garantire la qualità dell’insegnamento riducendo il numero di insegnanti, aumentando gli alunni per classe, riducendo risorse per i più deboli, per i bambini portatori di handicap e per i bambini migranti. Capiamo però che investire nella scuola statale non è uno spreco.

Sono orgogliosa di insegnare nella Scuola statale e di poter trasmettere quei valori che sono scritti nella nostra Costituzione e che sono condivisi dalla maggior parte delle famiglie italiane. Continuerò a farlo, con l’impegno di sempre e con la consapevolezza che solo in questo modo noi insegnanti potremo garantire il diritto a una scuola di qualità per tutti.

Laura Valli